-
Chi sarebbero questi
paracadutisti italiani, tra cui ben “quattro
pratesi”
che si sono paracadutati “in
Calabria e Puglia”,
di cui ""diciotto non ancora
catturati?"
-
La verità è che tra gli inglesi
catturati c’è davvero un italiano. Tra i prigionieri balza subito
all’occhio: ha 44 anni. Interrogato, dapprima dice di essere un francese, Pierre Dupont,
poi dichiara la sua vera identità. Si chiama
Fortunato Picchi,
è un toscano emigrato da anni in Inghilterra, dove vive agiatamente.
Imbarcato prima come cameriere sul lussuoso piroscafo
Majestic,
è diventato poi vicedirettore del reparto banchetti del prestigioso
Hotel Savoy
di Londra, dove tutti lo conoscono come “Little
Fortune”. A differenza della maggior parte
dei compatrioti all’estero, non ha mai mostrato simpatie per il fascismo,
né ha aderito a sezioni del fascio aperte dagli italiani in Inghilterra,
all’epoca ben tollerate dalle autorità britanniche. Alla base di questa
posizione non vi è l’appartenenza ad alcun partito politico: un rapporto
del SOE - Special
Operations Executives”
definisce Picchi
“un idealista, che non ha a che fare con la
politica, che per molti aspetti è più inglese degli inglesi”. Allo scoppio della guerra è stato
internato, ma non è stato inviato in Canada come altri italiani. Chiarita
la sua posizione, avrebbe potuto tornarsene a casa ad attendere la fine
della guerra: invece il mite e cortese capocameriere del Savoy, all’età di
ben 44 anni, ha preferito arruolarsi nei corpi speciali.
-
A chi lo interroga Picchi
specifica di non ritenersi un traditore dell’Italia: lui vuole combattere
il regime fascista. Gli italiani devono svegliarsi e combattere Mussolini:
così ha fatto lui, pur sapendo che, se catturato con la divisa inglese
addosso, lo aspetta immancabilmente il plotone di esecuzione.
-
E’ il 1941, e la vicenda di
questo italiano, che volontariamente decide di andare incontro a morte
certa pur di combattere il fascismo, è un caso inquietante per le
autorità. Solo un mese dopo la sua cattura, vengono diramati precisi
ordini a tutti i comandi locali delle forze dell’ordine nel caso di
"prigionieri di guerra
catturati sul suolo metropolitano":
-
-
“Pregasi impartire disposizioni ai Comandi
dipendenti perché nella eventualità di cattura, da parte di elementi della
Milizia, di prigionieri di guerra sul suolo metropolitano, i catturati si
astengano da ogni interrogatorio a meno che esso sia necessario in
relazione al fatto specifico della materiale cattura, nel qual caso le
domande dovranno essere limitate esclusivamente a tale fine. I prigionieri
dovranno essere subito consegnati all’arma locale o viciniore che
provvederà alla immediata loro traduzione al Comando della Difesa
Territoriale di Roma cui compete farli interrogare da apposita
Commissione, custodirli e trasferirli ai campi di concentramento.”
-
Tratto dalla Circolare 10
marzo 1941 XIX – n. 298, Comando Generale della M.V.S.N. – Milizia
Volontaria Sicurezza Nazionale (Servizio Politico).
-
-
L’ordine si commenta da sé. Da
uno strafalcione del testo, redatto nel solito stile militar-burocratico,
traspare la ragione della circolare, la quale ordina che i
“catturati
– laddove, al limite,
il riferimento andrebbe ai catturatori –
si astengano
da ogni interrogatorio”.
Il regime ha paura che gli
italiani scoprano che esistono uomini come Picchi, paura di ciò
che essi possano comunicare a coloro che li catturano, li scortano, li
sorvegliano, e su tutte le coscienze addormentate da venti anni di censura
di regime. Condotto a Roma, Fortunato Picchi
viene condannato a morte dal TSDS
(Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato)
il 5 aprile 1941 e fucilato a Forte Bravetta il 6 aprile 1941, Domenica
delle Palme
(Nota 4).
Il luogo della
sepoltura non sarà mai identificato. Il
quotidiano inglese
Time
del 28 aprile 1941 dedica alcune
righe a “Little Fortune”,
che
“ha sacrificato la sua vita per la causa
della libertà. Un uomo coraggioso, di alti ideali”.
-